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I cantieri e l’impatto ambientale

Quanto impattano i cantieri per le costruzioni di grandi infrastrutture o di opere più piccole? Grazie a cittadini e alle rappresentanze sociali l’attenzione su questo tema è diventata sempre più rilevante così come è divenuto fondamentale a livello normativo valutare preventivamente l’impatto sull’ambiente naturale e antropico di una determinata opera.

Negli ultimi dieci anni, a seguito di una crescita considerevole di costruzione di grandi infrastrutture, è fortemente aumentata la sensibilità dei cittadini, e poi del quadro normativo, sui temi relativi all’impatto ambientale generato dalla presenza di cantieri e opere edili. Grazie quindi ad iniziali sollecitazioni da parte di cittadini e rappresentanze di società civile - come ad esempio nel caso del treno ad alta velocità alla periferia di Firenze o in Emilia Romagna per la variante di valico A1 e il passaggio del TAV - ci si è interrogati su possibili disagi e danneggiamenti di beni ambientali generati appunto dalla presenza di questi grandi cantieri e opere. Tutt’oggi in Italia la normativa vigente si applica a opere di grande rilevanza per le quali è necessario valutare preventivamente l’impatto sull’ambiente naturale e antropico, quindi l’impatto che queste attività possono avere sull’uomo per quel che riguarda prevalentemente la fase di esercizio, ovvero il funzionamento dell’opera. Comprensibilmente, anche la fase di cantierizzazione delle opere genera molto spesso conseguenze sul territorio e sull’uomo.

Le opere soggette ad una valutazione di rischio d’impatto sono comunque poche rispetto a quelle realizzate sull’intero territorio: i classici cantieri edili per la costruzione di una palazzina o di un pezzo di strada, ad esempio, non sono sottoposti a nessuna normativa di valutazione.

Gli elementi da considerare per una corretta valutazione sono la tipologia, la distribuzione temporale delle lavorazioni e le tecnologie e attrezzature impiegate unitamente alla conoscenza del contesto operativo e locale. In fase di pianificazione del cantiere si può utilizzare uno schema che individua le macrofasi operative seguite dalla scomposizione della macrofase stessa in singole attività e l’individuazione, per ciascuna attività, degli aspetti ambientali. Altri elementi significativi sono la localizzazione del cantiere, la presenza di recettori sensibili, gli approvvigionamenti, la viabilità e i trasporti. I principali aspetti ambientali impattati dalle attività di cantiere sono: rumore, acque e polveri. Secondariamente si valuta anche la ricaduta di queste lavorazioni sul suolo, sulla vegetazione, sul traffico e sulla produzione dei rifiuti. Proprio su quest’ultimo aspetto sono diverse le normative, le ricerche e le sperimentazioni che stanno dando risultati importanti nel campo del riciclo dei materiali edili che devono essere suddivisi, caratterizzati e smistati nei centri di raccolta più idonei.

Ad esempio, i detriti derivanti dalla demolizione di elementi in calcestruzzo possono essere utilizzati per realizzare sottofondi stradali oppure possono essere utilizzati per realizzare un nuovo calcestruzzo. Questa visione è molto in linea con quanto sta avvenendo anche con i rifiuti di origine domestica. Risalgono proprio a qualche giorno fa le linee guida emanate dalla Commissione europea per l’abolizione della plastica monouso. Scelta che in Italia ha provocato non poche polemiche in ambito politico ed economico nonostante ogni anno otto milioni di tonnellate di rifiuti invadono le acque dei nostri mari che, nel tempo, hanno dato origine alle cosiddette isole di plastica.

Tra i grandi cantieri in Italia si ricorda come esempio valido quello realizzato in occasione delle olimpiadi invernali di Torino nel 2006. I monitoraggi ante operam, in corso d’opera e post operam sono stati effettuati tra il maggio del 2003 e il novembre del 2006. Lo scopo era quello di fornire dati e informazioni utili per permettere di adottare eventuali azioni di mitigazione in modo da garantire la conformità con le norme vigenti e valutare le prestazioni ambientali dell’intero piano. Arpa Piemonte, al termine dei giochi, ha continuato a disporre di questi dati proseguendo quindi nella valutazione della qualità ambientale delle montagne.

Un caso molto diverso è quello relativo alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina.

Sono tantissime le ricerche condotte per verificare la fattibilità dell’opera che, oltre alla realizzazione del ponte, prevede anche i relativi collegamenti stradali e ferroviari sul versante calabrese e siciliano. Monitoraggi ambientali, territoriali e sociali a 360 gradi per tastare il polso dell’opinione pubblica e valutare i potenziali effetti ambientali che il ponte avrebbe avuto sul territorio circostante, nonché le ripercussioni che un’opera di questo tipo avrebbe generato sul tessuto economico e sociale dell’intera area interessata direttamente e indirettamente. Il ponte sullo stretto di Messina è l’esempio di quanto possa essere complesso, articolato e indispensabile un monitoraggio ambientale prima della costruzione di una grande opera.


 
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