Le aziende italiane che hanno rapporti con l’estero sono più di 30.000, ma non sempre sono chiari ai datori di lavoro, responsabili della salute dei dipendenti, tutti i rischi da tenere in considerazione affinché il lavoratore venga tutelato al massimo.
Sono moltissimi coloro che, per motivi lavorativi, trascorrono periodi più o meno lunghi al di fuori dell’Italia. I rischi che ne possono derivare e le considerazioni che il datore di lavoro deve tenere in conto sono davvero tanti: il trasferimento da e per il paese, il viaggio, la durata, gli scali, le ore di lavoro, il tempo libero.
Bisogna partire dal presupposto che la cultura, le abitudini, i costumi del paese ospitante sono, nella maggior parte dei casi, molto lontani da quelli italiani. In molti paesi, ad esempio, il tasso di criminalità è superiore rispetto all’Italia. Può capitare di ritrovarsi in situazioni pericolose, aggravate da una presenza di forze dell’ordine spesso limitata dalla corruzione. Il datore di lavoro dovrà quindi tenere in considerazione determinate misure nei casi in cui il lavoratore alle sue dipendenze andrà incontro a rapine, sequestri o aggressioni.
Il lavoratore potrebbe casualmente ritrovarsi coinvolto in incidenti di tipo terroristico. Bisogna quindi fornire informazioni adeguate e aggiornate sui luoghi da evitare e/o dove alloggiare.
Un altro aspetto da considerare è quello relativo alla salute. In molti paesi, ad esempio, mangiare del cibo crudo o poco cotto o essere morsi da un animale può causare delle conseguenze spesso poco piacevoli. Il sistema sanitario, infatti, non è uguale ovunque e spesso le stesse strutture non sono adatte a fronteggiare banali incidenti.
Anche la possibilità di garantire ogni giorno un’alimentazione in linea con le esigenze personali, salutari, culturali del lavoratore è determinante.
A seconda della zona in cui ci si reca per motivi lavorativi il datore di lavoro deve sempre considerare gli eventuali rischi sismici e idrogeologici non solo durante le ore lavorative, ma anche durante il tempo libero e gli spostamenti. Anche il clima può costituire un’incognita rilevante per la salute del lavoratore. Quando si organizza un viaggio di lavoro all’estero, infatti, bisogna considerare il periodo dell’anno e le condizioni climatiche previste perché non sempre è facile adattarsi. Variano anche le condizioni ambientali. Le grandi città dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, ad esempio, sono molto inquinate, va dunque considerata in anticipo l’eventuale necessità di doversi fermare per molte ore in ambienti inquinati.
Al lavoratore che si reca all’estero bisogna garantire la possibilità di comunicare in maniera affidabile con la famiglia e con i referenti in Italia e in loco, sia durante le ore di lavoro che non. Soprattutto in caso di emergenza.
Il lavoratore deve sempre tenere a mente che trovarsi in un territorio diverso rispetto all’Italia può comportare anche la possibilità di dover curare l’aspetto, l’abbigliamento e le abitudini con modalità differenti. In alcuni paesi alcuni comportamenti o attività sono irrilevanti, ma in altri possono essere motivo di arresto o addirittura di condanna alla pena capitale. Informare il lavoratore può evitargli di confliggere con le normative del paese ospitante.
Bisogna fornire al lavoratore tutte le condizioni migliori per ridurre le condizioni di stress che possono generarsi vivendo, anche se per un periodo limitato, a contatto con fattori di rischio.
Il lavoratore è una risorsa imprescindibile all’interno dell’azienda e il datore di lavoro è il diretto responsabile della salute del dipendente durante il rapporto di collaborazione. La tutela della salute del lavoratore è normata da linee guida internazionali che obbligano le aziende ad applicare la sorveglianza sanitaria in modo scrupoloso durante l’intero periodo lavorativo.
Un'attenta mappatura e analisi dei rischi, quindi, è lo strumento più importante per prevenire qualsiasi danno ed aumentare i livelli di sicurezza dei propri dipendenti durante le trasferte.
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